Così ho inventato Scrivener

Aggiornato il giorno 9 Febbraio 2021

Dopo avere recensito Scrivener, un bellissimo programma per scrittori sceneggiatori e autori di avventure, vi offriamo di seguito una intervista all’ideatore, l’inglese Keith Blount, che ringraziamo per la disponibilità. Keith ci parla della sua società di software, spiegandoci il perché del curioso nome Literature and Latte, di Scrivener e della sua ultima creatura, Scapple.
Buona lettura!

Keith, raccontaci un po’: come è nato Scrivener?

Ho avuto l’idea scrivendo un romanzo. Avevo un sacco di documenti Microsoft Word in diverse cartelle sul mio computer, e continuavo a scrivere riassunti delle varie parti su schede o in fogli di calcolo Excel, le mescolavo, e poi riordinavo il testo in Word quando trovavo una struttura, un ordine soddisfacente. Avevo anche una serie di file con appunti e materiale di ricerca per il romanzo. Trovavo scomodo disporre tutto sullo schermo in modo che potessi scrivere e, allo stesso tempo, consultare gli appunti e il materiale di ricerca . E ho pensato: ci deve essere un modo migliore di fare questo, tutto ciò potrebbe essere gestito da un software apposito. Ho cercato, e ho trovato ottimi programmi per la scrittura, ma nessuno faceva al caso mio. Allora, ho deciso di scrivere da me il programma di cui avevo bisogno.

Keith

Keith Blount, ideatore di Scrivener, all’esterno della sua casa in Cornovaglia. Keith ha scattato questa foto appositamente per L’avventura è l’avventura.

 

Quali problemi hai avuto nello sviluppo del software e quanto tempo ci è voluto per ottenere la prima versione stabile?

C’è stato un primo grande ostacolo: non ero un programmatore! Ma ero elettrizzato all’idea di realizzare un programma del genere e ho deciso di imparare a programmare. Ho comprato un paio di ottimi libri sulla programmazione per Mac (Programming in Objective-C di Stephen Kochan e Cocoa Programming di Aaron Hillegass), e ho passato quattro o cinque mesi a studiare e a pianificare il funzionamento del mio programma. Era il 2004. Poi, ho impiegato un anno a creare il mio software finché, nel novembere 2005, ho rilasciato una versione beta da fare testare ai partecipanti al National Novel Writing Month (nanowrimo.org). Quella versione era solo una prova d’apprendimento, che poi ho riscritto totalmente. Scrivener 1.0 è stato rilasciato ufficialmente nel gennaio del 2007. Insomma, ho impiegato circa due anni e mezzo a completarlo, benchè l’idea mi frullasse in testa da diversi anni prima.

Quindi, sei un geek e non hai finito il romanzo che ha dato l’impulso a Scrivener…


Colpevole! Anche se, onestamente, quel romanzo lo sto finendo.

Intanto, Scrivener è diventato il tuo lavoro e hai fondato una software house. E’ la storia di una start-up di successo. 

Sì. Inizialmente, lavoravo a  Scrivener nel mio tempo libero. Facevo infatti il maestro in una scuola elementare, insegnavo a bambini tra gli otto e i dieci anni. E vivevo a Londra. Poi, quando mi sono trasferito in Cornovaglia, mi sono reso conto che Scrivener mi rendeva più del mio lavoro di insegnante, così ho lasciato l’insegnamento.

Perché ha chiamato “Literature and Latte” la tua software house?
Be’, perché Literature and Milk non suona altrettanto bene! In “Inghilttera e, credo, negli Stati Uniti, “Latte” significa quello che per voi è il “cappuccino”. Quindi, se ordino del latte, mi portano un cappuccino. E so bene che invece in Italia mi porterebbero un bicchiere di latte. Non avevo mai pensato a quanto potesse suonare strano il nome della mia società in Italia. Detto questo, il nome nasce da un mio desiderio d’infanzia, quando sognavo di aprire una caffetteria che fosse anche una libreria e che avrei chiamato “Literature and Latte”. E così, quando ho avuto bisogno di un nome per la mia società, ho usato quello, dato che, dovendo rivolgermi agli scrittori, non volevo nulla che suonasse troppo tecnico. Inoltre, mi piaceva come suonava. Col senno di poi, pensando a quante volte ho dovuto scrivere “literatureandlatte”, probabilmente avrei scelto qualcosa di più breve…

Quali sono, per te, le tre funzioni più utili o importanti di Scrivener?


Facile, sono le tre funzioni per cui ho creato il programma.

1) La capacità di dividere un lungo manoscritto in sezioni più piccole, e di visualizzare ogni pezzo singolarmente o insieme alle altre sezioni come parte del tutto.

2) La possibilità di assegnare un riassunto a ciascuna di queste sezioni e di potere riunire tutti i riassunti in una “lavagnetta” o in una scaletta, in modo che sia possibile riorganizzare le sezioni guardando solo i loro riassunti.

3) La possibilità di dividere l’editor in due riquadri, per visualizzare il testo in un riquadro e materiale diverso in un altro riquadro – note di ricerca per il romanzo, un successivo capitolo, gli appunti, un file PDF, un’immagine, una pagina web o qualsiasi altra cosa.

Quali scrittori o sceneggiatori famosi usano Scrivener?

Ci sono alcuni grandi nomi che probabilmente non posso fare perché non ho il permesso. E poi…

Lo sceneggiatore Neil Cross, che ha scritto il film Mama, di recente primo al botteghino negli Stati Uniti, e ha firmato anche vari episodi della serie Doctor Who.

David Hewson, scrittore britannico di best-seller, conosciuto per i suoi romanzi, ambientati a Roma, che raccontano le indagini del detective Nic Costa.
Inoltre, tanti altri testimonial sono elencati qui: http://www.literatureandlatte.com/testimonials.php

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Dopo questa intervista, Scrivener sarà conosciuto da molti autori di narrativa interattiva: avevi mai pensato che il tuo programma potesse essere utile anche a questa particolare cerchia di scrittori?

Credo di no, ma ci sono altre cerchie di scrittori che non pensavo potessero trovare utile Scrivener. Ad esempio, oltre a tanti docenti universitari, abbiamo anche un sacco di avvocati che utilizzano Scrivener per organizzare i fascicoli dei loro casi.

Chi usa Scrivener lo sa: voi di Literature and Latte rispondete velocemente alle richieste di aiuto e accogliete i consigli degli utenti. Quali funzioni del programma hai inserito su consiglio di chi lo usa?

Questa è una domanda difficile. Di solito accade questo: quando qualcuno suggerisce una funzione, io mi domando se sia in linea con lo spirito di Scrivener. Se lo è, allora rimugino su come inserirla. Se penso alle funzioni principali, ce n’è una in particolare che, suppongo, non avrei mai inserito se non me lo avesse chiesto qualcuno: la “lavagnetta” in forma libera [freeform corkboard]. Per il resto, ci sono letteralmente centinaia di funzioni minori inserite grazie ai suggerimenti degli utenti. Gli utenti, infatti, si approcciano al programma con occhi nuovi, e io, come sviluppatore, devo sempre essere pronto ad accogliere quelli che, per alcuni, sono miglioramenti evidenti ai quali però non avevo pensato. Naturalmente, mi è impossibile aggiungere ogni singola funzione richiesta dagli utenti: se lo facessi, andrei fuori di testa e il programma diventerebbe una baraonda! In ogni caso, esiste una comunità veramente grande e viva nei forum di Scrivener, e uno dei lati positivi più inaspettati nello sviluppo di Scrivener è quello di potere interagire con così tanti utenti prodighi di buoni consigli.

Ho molto apprezzato la trial versione: trenta giorni effettivi di utilizzo gratuito. E penso che trentanove euro sia un prezzo adeguato per un programma come Scrivener. C’è qualcuno che invece lo trova troppo caro?


Ci sarà sempre qualcuno che si lamenta, ma per fortuna pochissime persone si lamentano del prezzo. Se sei uno scrittore alle prese con un testo lungo e complesso e ti imbatti in Scrivener trovandolo subito utile, ti rendi conto immediatamente che il prezzo è abbastanza a buon mercato (qualcuno, di recente, lo ha ribattezzato “Photoshop per gli scrittori”, che è esattamente quello che avevo in mente). Nei primi tempi in cui Scrivener era sul mercato, trentanove euro erano una cifra bassa, rapportata al prezzo di altri software, considerando poi che Scrivener è un programma con molte funzioni e caratteristiche. Avremmo potuto tranquillamente metterlo in vendita a duecento euro, ma non lo abbiamo fatto perché volevamo che anche gli aspiranti scrittori potessero permetterselo. Negli ultimi anni, però, è arrivato l’Apple Store, dove c’è un sacco di software a buon mercato: questo ha abituato gli utenti ad aspettarsi prezzi contenuti. Se riducessimo il prezzo, non potremmo continuare a impegnarci su Scrivener come facciamo oggi (io lavoro molte ore al giorno a nuove funzioni e miglioramenti), e tutto sommato credo che il pezzo sia ancora molto ragionevole per quello che offre il programma. E fortunatamente la maggior parte dei nostri utenti sembra essere d’accordo!

Pensando al futuro di Scrivener, c’è una caratteristica che vorresti introdurre?


Beh, in questo momento sto lavorando a nuove personalizzazioni dei meta-dati, per fare sì che l’utente possa creare da sé una serie di “caselle da sbarrare” o “liste di pop-up”. In futuro – nella versione 3.0 – vorrei inserire una funzione molto richiesta: un sistema che consenta a più scrittori di lavorare insieme a un singolo progetto. Però è un lavoro enorme e complicato e non smanio dal desiderio di portarlo a termine! Per il futuro più immediato, invece, siamo al lavoro sulla versione iOS. Di recente, abbiamo ingaggiato un altro sviluppatore per portare a termine questo progetto, che sta venendo molto bene… Non vedo l’ora di offrirlo ai nostri utenti.

Literature and Latte, oltre a Scrivener, ha messo sul mercato anche un altro programma, Scapple. Ce lo descrivi?
Scapple è una sorta di software per mappe mentali. E ‘un grande pezzo di carta virtuale, basta fare doppio clic su un punto qualsiasi per iniziare a scrivere, per buttare giù un appunto ovunque si voglia. Poi, si può trascinare un appunto su un altro, connettere gli appunti tra loro. E’ davvero semplice da usare: consente di fare al computer quello che si fa normalmente quando ci viene in mente qualcosa e prendiamo al volo appunti su un foglio.

Una schermata di Scapple, l'altro software - dopo Scrivener - creato da Keith

Una schermata di Scapple, l’altro software – dopo Scrivener – creato da Keith

Chiudiamo con qualche curiosità sulla tua vita. Chi è Keith Blount nel quotidiano?

La mia età è un punto dolente, ho compiuto quarant’anni il mese scorso! Vivo a Truro, la capitale della Cornovaglia, e lavoro a casa. Sono sposato, ho tre figli, un maschio e due femmine, e ho fatto in modo che tutti e tre avessero nomi più interessanti di “Keith” (in Inghilterra, “Keith” è andato fuori moda molti anni fa). Per quanto riguarda gli hobby, quando non programmo, cerco di passare il tempo su quel mio romanzo incompiuto e sfuggente, ma mi piace anche andare al mare quando non piove (un paio di volte l’anno…). Sono attratto dal surf, ma ho preso solo due lezioni, non sono diventato bravo, perciò, se è cattivo tempo, preferisco starmene a casa a leggere. Al momento, ho ripreso interesse per la storia (la materia della mia laurea) e sto leggendo molti libri sulla caduta della repubblica romana e l’inizio dell’impero romano. Annoio mia moglie raccontandole tutto ciò che apprendo sulla rivalità di Mario e Silla, Lucullo e Pompeo, e così via. Ma ora, qui, c’è un po’ più di sole e probabilmente starò meno a casa…

Francesco Cordella – maggio 2013

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