The Longest Journey (Funcom, 2000).
Premessa: questa e' una recensione breve.
Beh, era una vita che sentivo parlare di questio gioco: "La migliore avventura grafica di sempre". "Imperdibile". "Un'esperienza unica". Tutti giudizi del genere, come quelli delle fascette intorno ai libri esposti sugli scaffali. Solo Andrew Plotkin, stimato programmatore e autore di avventure testuali, ne ha parlato maluccio. Ha scritto che i personaggi sono stereotipati e che la storia, a differenza di quanto pensino quasi tutti, è così così. Devo dire che per molti versi sono d'accordo con lui.
Ma devo anche dire che trovre giochi come The Longesti Journey e' tutt'altro che facile: divertente, appassionante, non troppo difficile. Un gioco piacevole che – grande pregio – puo' intrattenere anche chi non ama particolarmente il genere "avventure". Sotto questo aspetto, in effetti, è un gioco imperdibile.
Trama
La protagonista vaga tra due mondi: uno reale, futuristico; l'altro immaginario, bucolico. Insomma, una trama banalotta: il mondo del futuro è da Blade Runner dei poveri, mentre il mondo immaginario è un classico fantasy molto inferiore, per dirne una, al mondo di The Pawn, il leggendario gioco anni 80 della Magnetic Scrolls.
Enigmi
Gli enigmi sono il punto di forza di questo gioco: spesso originali e ben legati alla trama, mai astrusi.
Conclusione
La miscela trama banale/enigmi ben costruiti funziona. E, come ho detto in premessa, rende il gioco piacevole. Ma niente di piu', ecco perché, a mio avviso, c'è poco da scrivere su The longest journey. Vorrebbe essere un gioco epico, di ampio respiro, ma in realtà è semplicemente un buon gioco: infatti, è estremamente, clamorosamente lineare, troppo lineare per essere epico. Non ci sono strade alternative, le sequenze si susseguono come nelle classiche avventure grafiche d'oggidì.
Insomma, The longest journey è un gioco onesto, in cui traspare l'impegno (e in certi momenti la passione) degli autori, impegno che spesso manca in tanti giochi prodotti alla bell'e meglio tanto per venderli.
Il problema è che gli autori di The longest journey, a mio avviso, non è gente geniale. Gli autori di The longest journeyt sono onesti mestieranti senza guizzi, con poca originalità e pochissima inventiva.
Un gioco da comprare, sia chiaro: ma non parlate di capolavoro.
Francesco Cordella, ottobre 2006.